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Aeroporto: il presente di un mondo futuro

Con l'estate 2012 le competenze del settore “Cappellanie Cattoliche dell'Aviazione Civile” sono in capo all'Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport.
Il 10 dicembre p.v., poi, si celebra la festa della Madonna di Loreto, patrona della aviazione.
Per conoscere qualcosa di più su questo ambito, riportiamo qui allora una intervista, già comparsa su Migrantes, a don Ruggero Camagni cappellano a Malpensa.


Aeroporto: il presente di un mondo futuro; di una pastorale della Chiesa!

Don Ruggero, lei è stato per 41 anni di sacerdozio, in parrocchia; mi risulta sempre parrocchie
grandi e in Milano. L’esperienza di questi 7 anni all’Aeroporto di Malpensa, uno dei più grandi specie in Italia, come la direbbe?
L’ambiente mi sembra ben riassunto dal Cardinal Tettamanzi, durante la prima visita pastorale il 1° dicembre 2010. “l’aeroporto è un prototipo della società attuale, ma soprattutto di quella futura”. L’esperienza la dico molto bella e rispondente alla precedente descrizione. Cerco di spiegarmi. Mentre ogni parrocchia, piccola o grande, è strutturata su programmi che si esprimono in tempi, persone gran parte residenziali e perciò stabili, metodi collaudati, perciò validi, (o presunti tali); qui non può essere così. Le persone presenti come operatori, hanno quasi tutti turni variabili. I passeggeri, in partenza tendono ad arrivare al più presto all’imbarco; quelli in arrivo cercano l’uscita più vicina per giungere all’appuntamento o alloggio per cui sono sbarcati. Tutti hanno difficoltà a inserirsi in programmi predefiniti. Non sono aperti o impossibilitati ad accogliere proposte.

Capisco; ma in che consiste il suo ruolo, la sua presenza?
Ho trovato un termine, che può dirsi programma, metodo, relazione: LA DISPONIBILITA’.
Cercare di sentire la presenza di Dio in ogni persona, avvenimento, per accogliendo TUTTO, perché è Lui che chiede di fare la Sua volontà e non i miei programmi. Cerco di spiegarmi.
Ordino la giornata con pochi punti “fermi”. Tempo per la preghiera, lo studio, gli appuntamenti dentro e fuori l’aeroporto, che richiedono la mia presenza, ma pronto anche a spostarli se una richiesta è urgente. Disponibilità ad accogliere chiunque senza domandarmi e domandare l’età, la religione, la provenienza. Ascoltare persone e fatti perché sono un modo con cui Dio dice il da farsi. Il ruolo diventa “l’ascoltare” con amore, per rispondere con amore alla richiesta dei sacramenti, di un consiglio, di un aiuto spesso per una necessità urgente.
Io sento che il prete in quest’ambiente, deve voler essere più “missionario da sbarco” che attore di programmi predefiniti e irremovibili; di lasciare le folle nella pianura per salire sul monte a pregare, ma fermarsi se il cieco chiama; di cercare il singolo, che forse incontra per la prima e l’ultima volta, come fosse l’amico da sempre e per sempre. Mi sovviene un fatto che ancora oggi mi lascia piacevolmente stupito. Entrando in Aeroporto sette anni orsono e ancora oggi, sono fermato, perché riconosciuto per l’abito e il “tesserino” di operatore aeroportuale, con la domanda; “dov’è andato il Cappellano di prima” alla mia risposta: “è cappellano all’ospedale di Desio”, la quasi totalità dice: “mi spiace, era proprio un amico” … e io mi auguro che qualcuno lo dica anche di me. Non credi che sia un bel ruolo?

Può tornare, precisando, sull’immagine di “missionario da sbarco?”
Intendo “copiare” un missionario appena giunto tra gente che neppure conosce, dove non è conosciuto; come ha fatto Gesù.
È sbarcato sulla terra come un profugo dalla Libia. Senza casa e senza mezzi di sussistenza.
Ha “dimenticato” di essere il figlio di Dio e si fatto uomo come ogni “nato da donna”. A un pranzo di nozze, parlava con i commensali e si godeva la compagnia di amici che già lo seguivano: “Non è giunta la mia ora” ma; c’è un bisogno da soddisfare, una distrazione, un’imperfezione che può toglier la gioia degli sposini. È disponibile cambia il programma; “portate le anfore per l’acqua”.
Lascia l’ennesima riunione di programmazione e va a trovare l’ammalato senza premura, anche dopo l’urgenza dell’operazione: e la figlia del convalescente, (che non va in parrocchia), diventa l’amplificatore dicendo ai parenti e agli amici: “ è venuto ancora a trovare il mio papà”
Lascia andare i discepoli in città, possono fare da soli la spesa, per incontrare una persona che tira l’acqua dal pozzo. Non teme lo scandalo di parlare con una donna straniera. Sarà lei ad annunciarlo ai compaesani. Lo tratterranno con loro perché crederanno in ciò che Lui dice. Sono i “fedelissimi” che si meravigliano “dell’uscita dagli schemi e dai laccioli della legge umana”.
Ritrova il lebbroso guarito. È dispiaciuto perché gli altri non sono tornati, ma, non li rimprovera.
Non si lamenta neppure con compagni di vita contro gli assenti. E mentre sta prendendo la strada del ritorno dalla missione che ha svolto con tutte le forze di cui è stato capace, sta varcando “l’ultima porta della vita”, non solo perdona, ma fa l’avvocato difensore di chi ha picchiato il martello sui chiodi che dovevano entrare nei polsi e nelle caviglie. “Non sanno quello che fanno” La disponibilità del “missionario da sbarco” gli fa trovare la risposta all’imprevisto, perché è previsto da Dio. E Lui sa che è giusto.

Mi dice qualche iniziativa, specie liturgica, ad esempio per le feste più consuete come Natale, Pasqua, il Patrono, l’Assunta a ferragosto …
Natale è preparato, (da novembre) dalla visita nei reparti e negli uffici, con la Benedizione (per Natale perché siamo in rito ambrosiano) e la consegna di un augurio che vuol far riflettere.
Si conclude con la celebrazione dell’eucarestia di mezzanotte, presieduta dal Vicario episcopale di Zona e preceduta da concerti, Gospel, da camera, o altro.
Proposte per La Pasqua: leggere il libretto per una riflessione quotidiana, preparato dalla Diocesi e apprezzato. Dare spazio a tempi di silenzio anche nella Cappella. Partecipare dove ci si trova, in parrocchia o nei luoghi possibili nel mondo, a Via crucis o altre occasioni di preparazione alla Riconciliazione (o Confessione). Nella festa della Patrona, “Madonna di Loreto”, si celebra l’Eucarestia in ora pomeridiana con invito particolare per le forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco, delle guardie forestali, degli addetti alla Security, ma aperta a tutti gli operatori.
Ogni iniziativa è organizzata e animata da un gruppo di operatori che costituiscono un “quasi” Consiglio Pastorale il quale tiene anche l’amministrazione di quanto offerto nelle due Cappelle al T1 e al T2, e destinato per le missioni.

Qualche “strumento” per evangelizzare …..
Ve ne sono molti e ne aggiungiamo appena si presenta l’occasione.
-La bellezza e la gioia di ogni celebrazione con al centro l’Eucarestia. A volte non viene nessuno, anche se trenta e quindici minuti, prima dell’inizio, è annunciata in più lingue la notizia in tutto l’aeroporto. Celebro da solo. È bellissimo. La durata raggiunge spesso i sessanta, ottanta minuti, perché non ci sono 800 persone, ma tutta la Chiesa, anzi, di più, è presente TUTTA l’Umanità.
- Il quotidiano AVVENIRE fornisce venticinque copie ad ogni edizione. Oltre che nell’espositore in Cappella, è posto su sedie dei corridoi e in bar adiacenti.
-Immagini, libretti, con vita di santi, vangeli, bibbie sempre e solo come offerta per le missioni.
- è in fase di stampa un depliant con foto e descrizione della Cappella ricca di simboli che, letti, diventano catechesi. Tre televisori; uno all’interno della stessa, due nel corridoio antistante; trasmettono ogni tipo di filmati con esperienze missionarie, vita di santi, avvisi delle iniziative e orari delle celebrazioni. Il “sito” è aggiornato da collaboratori della Cappellania e funziona senza interruzione. L’impianto video e microfonico, può essere commutato per riprendere e trasmettere lo svolgersi delle celebrazioni. Su “intranet” (il circuito interno dell’aeroporto) sono diffuse le notizie riguardanti la vita della Cappella.
- Indispensabili i cordiali Rapporti con tutti gli operatori, specie con i dirigenti. Ciò avviene con “l’andare” periodico in uffici e nei reparti del T1 dal -2 al 3° piano compresi gli ammezzati e al T2 fino al 5° piano; nelle caserme della finanza, della polizia (730 persone), dei vigili del fuoco, dei carabinieri delle guardie forestali, della Security. Nelle mense e non solo per mangiare. Alla zona del Cargo tra spedizionieri, autisti, impiegati. Nelle ventiquattro ore su tre turni, vivono in aeroporto circa 12500 persone.
-Pellegrinaggi col patrocinio della SEA e dei Cral di Linate e di Malpensa. Ad esempio il 1° maggio 2012, parte per il quarto anno, il viaggio in Israele. (44 persone)
-Ha dato rilievo anche la stampa della provincia di Varese, della raccolta di cellulari (anche non funzionanti) per i Gesuiti che destinano il ricavato per costruire un forno elioterapico in Ciad.
-Una Suora, della congregazione “Figlie della Chiesa”, dal 1° marzo, ha iniziato a collaborare specie per l’animazione liturgica, caritativa e catechetica. (a causa dei turni, molti chiedono la preparazione al sacramento della Cresima e del Matrimonio)

Vuole concludere con qualche riflessione che ritiene utile per chiunque vuole evangelizzare?
Abbiamo già “tanti maestri” (forse troppi, col rischio di dimenticare IL MAESTRO.) Desidero ricordare una prolusione del Cardinale Bagnasco alla CEI (Consiglio permanente dei vescovi italiani) nella quale, tra l’altro, diceva: “i Vescovi devono incontrare il mondo del lavoro sui posti di lavoro” Io mi permetto di tradurre: “i preti dovrebbero fra una “gita” di un giorno in aeroporto (o similari) per cercare d’intuire come stiamo vivendo un impatto con le persone, totalmente rivoluzionato rispetto “al si è sempre fatto così”.
Il cardinale Martini ha scritto ed io ho interpretato: “È più facile vivere l’antico testamento, perché la sera posso dire: “Sono riuscito a fare tutto quello che avevo previsto” (come fece il ricco padrone vedendo l’abbondante raccolto), ma se sono stato “disponibile” posso solo aggregarmi ad una valida collaboratrice e dire: “l’anima mia magnifica il Signore”.
Domani, spero, (con TE che fai grandi cose) di far meglio. Grazie.

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